ITINERARI TRA CASTELLI

La distribuzione dei castelli non è omogenea, così come non lo è la loro funzione. Nella maggior parte dei casi si tratta di un connubio di destinazioni che contribuiscono a rendere la complessità delle strutture, che allo stesso tempo fungevano da centri di difesa, residenza o amministrazione. Uno degli esempi più lampanti è quello di Castel del Monte, che sembra non avere i tratti propri di una struttura militare, quanto piuttosto quelli di un luogo da vivere in tranquillità e per dedicarsi al benessere. Il Castello è il perno di una serie di castelli che si sviluppano a ragnatela intorno ad esso, tra cui, per menzionare i più importanti, ritroviamo quelli di Barletta, Canosa di Puglia, Trani, Ruvo, Corato, o, ancora, di Terlizzi, Bari e Gravina in Puglia, tutti ugualmente edificati con l'obiettivo, per lo meno apparente, di avere sotto controllo tutto il territorio in proprio possesso.

Il Castello di Andria


Castel del Monte è un edificio del XIII secolo fatto costruire dall'imperatore Federico II in Puglia, nell'attuale frazione omonima del comune di Andria, a 18 km dalla città, nei pressi della località di Santa Maria del Monte, in provincia di Barletta-Andria-Trani. È situato su una collina della catena delle Murge occidentali, a 540 metri s.l.m. A partire dal XVII secolo seguì un lungo periodo d'abbandono, durante il quale il castello venne spogliato degli arredi e delle decorazioni parietali di marmo. È stato inserito nell'elenco dei monumenti nazionali italiani nel 1936 e in quello dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1996. Il 2 maggio 1977 è stato emesso un francobollo da 200 lire che ne riporta una veduta prospettica. Il 22 settembre 1980 ne è stato emesso un altro per la serie ordinaria del valore di 20 lire. Nel 1998 la sagoma di Castel del Monte viene scelta per la moneta metallica da 1 centesimo di euro coniata nello stato italiano. La forma ricorrente dell'ottagono nella pianta del castello è presente nella bandiera della Regione Puglia, nello stemma del Politecnico di Bari e in numerosi altri loghi di entità della regione, tra i quali quello di BancApulia. La struttura della biblioteca del convento in cui è ambientato il film Il nome della rosa del 1986 di Jean-Jacques Annaud è chiaramente ispirata a Castel del Monte.

Il Castello di Barletta


Il Castello di Barletta, di epoca normanna che compare per la prima volta in un documento risalente al 1202. E', invece, del 1240 il decreto imperiale che include la struttura barlettana tra i castelli del Giustizierato di Terra di Bari, per volere di Federico II, che vi apportò alcuni cambiamenti, come attestano le lunette di due finestre sulle quali è scolpito il simbolo federiciano per eccellenza, quello di un'aquila che artiglia la sua preda, emblema di forza animalesca ed acutezza intellettiva. Inoltre, la presenza Sveva si fa sentire anche nell'organizzazione all'interno di tale castello della Dieta, tenuta prima della partenza per la sesta Crociata. A partire dal 1269 il controllo del castello passò nelle mani degli Angioini, che portarono avanti, per volontà dell'Imperatore Carlo I e grazie alle direttive dell'architetto Pierre d'Angicourt, la ristrutturazione del palazzo e della struttura di rappresentanza regia, oltre alla costruzione di una cappella e di mura difensive che circondarono l'intero edificio, rafforzandolo dal punto di vista militare.

La stessa cinta muraria fu poi irrobustita sotto gli Aragonesi, a partire dal 1458, i quali, sotto il dominio di Carlo V, si occuparono anche dell'impostazione simmetrica del castello, che assunse quattro bastioni angolari a lancia e si dotò di aperture di fuoco disposte lungo le cortine. Fu sempre Carlo V a pretendere il rafforzamento della parte del castello più esposta ad attacchi nemici, quella rivolta alla città, in un progetto che fu affidato all'ingegnere militare Evangelista Menga. Inoltre, risale a questo periodo una lapide dislocata all'entrata del castello, raffigurante lo scudo dell'Imperatore Carlo V ed indicante la data 1537, erroneamente acquisita come data della fine dei lavori sull'edificio, che, invece, pretesero molto più tempo. A seguire si sono avuti rimaneggiamenti legati soprattutto alla protezione del castello, mentre solo recentemente si sono concluse le opere di restauro iniziate nel 1970, che hanno permesso di utilizzare il castello come sito culturale.

Il Castello di Trani


Il castello di Trani è uno dei più begli esempi di fortificazioni fatti erigere da Federico II. Sorge a breve distanza dalla Cattedrale di Trani, in riva al mare, al centro di una rada i cui bassi fondali costituirono sempre un'ottima difesa sia dalla furia delle onde, che da eventuali attacchi su quel fronte. La sua posizione a margine della città e la spettacolare altezza delle sue torri gli consentivano di sorvegliare l'ingresso del porto e le vie di accesso all'abitato. La sua fondazione provocò la parziale distruzione di una piccola torre, rinvenuta sotto il piano di calpestio dell'attuale androne orientale, probabilmente connessa ad un modesto avamposto di vedetta. La costruzione, fondata sulla linea di costa del mare Adriatico, fu iniziata nell'anno 1230 e completata, presumibilmente, nel 1249. Il Castello di Trani venne utilizzato per festeggiare il secondo matrimonio del figlio di Federico II, Manfredi, con Elena d'Epiro.

Gli Angioini prima, e poi Carlo V ne comportarono profonde modifiche, dovute soprattutto al mutato ruolo della città tranese. In particolare, un'iscrizione del 1533 attesta la ristrutturazione dell'ala sud del cortile, che modificò completamente la struttura medievale, conferendole modernità. In origine il castello si vedeva circondato da un fossato che, successivamente, fu sostituito da un ponte levatoio capace di collegarlo alla piazza antistante, attualmente rimpiazzato da un ponte in pietra. L'impianto medievale si caratterizzava per il mastio, le tre torri angolari e la cortina verso il mare, mentre la parte verso la città evidenzia l'intervento cinquecentesco. Il castello risulta, dunque, il prodotto di tre fasi costruttive differenti, quella medievale, quella cinquecentesca e la fondamentale ristrutturazione ottocentesca. I cambiamenti tanto nella struttura quanto nella funzione del castello si susseguono in maniera costante: infatti, dal 1586 al 1677 è sede della Sacra Regia Udienza della Provincia di Bari, quindi nel 1832 prendono avvio i lavori che l'avrebbero trasformato nel Carcere Centrale Provinciale, conclusi nel 1844. Dal 1976, quando ormai il castello non deteneva più già da tre anni la funzione di carcere, è nelle mani della Soprintendenza per i Beni Architettonici della Puglia, i cui restauri, cominciati nel 1979, si sono conclusi solo recentemente.

Il Castello di Bari


Il Castello di Bari, il cosiddetto Castello Svevo, è l'esempio più evidente della grandezza della città, che da sempre ha visto ricchezza e prosperità come due parole centrali e costanti nella propria definizione. Luogo testimone del dominio longobardo, del quale territorio era capitale, ma anche erede della storia normanna e di quella trasportata dalle reliquie di San Nicola, che qui si conservano, sotto il dominio bizantino visse un periodo di massimo splendore, nel quale fu estesa e fortificata, come testimoniano le mura urbane. E' proprio all'interno di queste mura, che si aprono in corrispondenza della Porta Vecchia e della Porta Nuova (dove attualmente sorge Piazza del Ferrarese), che si erge il castello, una rocca in cui l'ingegno fa da padrone, presentandosi come un castello nel castello. Le mura esterne, sovrastate dall'imponenza del castrum, sono esse stesse contenitore delle torri difensive del periodo medievale e della reggia rinascimentale, rafforzando il potere difensivo della struttura.

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